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Auto: vendite in calo per il quinto mese consecutivo

A novembre le immatricolazioni sono diminuite del 24,6 per cento annuo, si tratta del quinto mese consecutivo in negativo per il mercato dell’auto italiano. Tra i fattori che frenano le vendite la crisi dei chip, gli incentivi quasi azzerati e l’incertezza legata ai tempi della svolta elettrica.

Pubblicato il 10/12/2021
mani di una persona che custodiscono modellino di auto rossa
Vendite auto nel mese di novembre 2021

Il mercato italiano dell’auto continua a dare segnali negativi. In ottobre allunga a cinque la serie di mesi consecutivi negativi (su base tendenziale) per le immatricolazioni di nuovi autoveicoli: le vendite, secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, sono state di appena 104.478 unità, in calo del 24,6% rispetto alle 138.612 unità dello scorso anno.

Nel mese precedente il mercato aveva registrato un ribasso maggiore, del 35,74%. Benché nei primi undici mesi dell’anno le immatricolazioni di nuove vetture risultino in crescita, dell’8,6% sullo stesso periodo del 2020 a 1,37 milioni, la situazione resta critica. In sostanza il mercato fatica molto a recuperare i livelli pre-crisi, tenuto conto del ‘ritardo’ che ancora accusa rispetto al novembre del 2019 (al netto dell’effetto della pandemia): -31 per cento.

I motivi che frenano gli automobilisti

Gli automobilisti, benché abbiano a favore sia il mercato del credito (con i tassi che rimangono bassi) sia polizze Rc Auto sempre più convenienti, stentano a finalizzare l’acquisto di una nuova vettura per molti motivi.

In particolare, secondo una ricerca condotta da Promotor tra i concessionari, a porre un freno contribuiscono la situazione economica generale (39% di indicazioni), l’emergenza sanitaria per il coronavirus (30%) e la demonizzazione del diesel (28%). In quest’ultimo contesto rientra il disorientamento degli italiani a mettere ‘a fuoco’ i condizionamenti che comporta la transizione del mercato dai motori a combustione all’elettrico.

In vista dell’elettrico è difficile decidere 

Molti automobilisti, infatti, se da una parte non si sentono ancora in condizione di passare all’elettrico, dall’altra hanno forti remore ad acquistare vetture ad alimentazione tradizionale, temendo che la nuova auto acquistata venga rapidamente messa ‘fuori corso’ per l’avvento dell’elettrico.

Al disorientamento dei consumatori, secondo l’analisi, si aggiunge un notevole ‘turbamento’ dei concessionari per l’intenzione dichiarata da diverse case produttrici di voler superare il sistema dei concessionari per passare ad altri tipi di organizzazione di vendita. I problemi del mercato non finiscono qui. La pandemia ha cambiato strutturalmente da parte degli italiani l’uso dell’auto, il cui possesso oggi è ritenuto meno prioritario rispetto al recente passato.

La crisi dei chip e gli incentivi quasi a zero

Allo sbandamento del mercato dell’auto italiano contribuiscono altri fattori, a cominciare dalle difficoltà accusate dal fronte dell’offerta, che sconta la carenza di microchip (secondo l’81% dei concessionari è la prima causa della crisi delle vendite). In novembre, tuttavia, si è notata una certa attenuazione del peso della crisi dei microchip, perché un certo numero di acquirenti ha iniziato a rinunciare all’auto desiderata per sceglierla tra quelle disponibili con consegna in tempi ragionevoli.

A tutto ciò si aggiunge che i finanziamenti per gli incentivi alle auto a zero o a basse emissioni e per quelle ad alimentazione tradizionale (con emissioni non superiore a 135 grammi di CO2 al chilometro) sono ormai completamente esauriti e, al momento, secondo gli esperti non si può prevedere se e quando verranno rinnovati.

Quest’anno attese solo 1,46 milioni di immatricolazioni

Alla luce del quadro emerso nel mese di novembre, gli esperti prevedono che il mercato dell’auto chiuda il 2021 con 1,46 milioni di nuove immatricolazioni, un livello ritenuto veramente pessimo, se si considera che per assicurare la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorre un volume di immatricolazioni di 2 milioni l’anno.

In sintesi, il parco circolante del nostro Paese di autovetture, che è il più vecchio d’Europa, sarà ancora più vecchio, più inquinante e meno sicuro. Per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, appare assolutamente incomprensibile l’atteggiamento del Governo italiano che, mentre l’economia nel suo complesso sta recuperando, non intervenga per evitare che il comparto dell’auto, che ha un peso notevolissimo nell’economia del Paese, sia allo sbando.

A cura di: Fernando Mancini

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